Oggi, la progettazione nel settore moda e gioielleria è chiamata a un’evoluzione profonda. Non basta più creare oggetti belli e funzionali: è necessario pensare alla loro durabilità, riparabilità e riciclabilità, immaginando il prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita.
L’Unione Europea, con la Direttiva Right to Repair e il Regolamento Ecodesign (ESPR), spinge verso una nuova cultura del progetto, fondata sul diritto alla riparazione e sulla possibilità di smontare facilmente i prodotti per prolungarne la vita utile.
È in questa prospettiva che si inserisce il concetto di Design for Disassembly (DfD), una strategia progettuale che consente di contrastare l’obsolescenza e di rendere gli oggetti più accessibili, aggiornabili e infine riciclabili.
Integrare la visione del fine vita già nelle prime fasi di sviluppo, come previsto proprio dal Regolamento Ecodesign per gli accessori moda e i gioielli, è oggi una condizione imprescindibile per costruire una Filiera davvero circolare e responsabile.
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Cos’è il Design for Disassembly
Il Design for Disassembly è un insieme di principi di progettazione che aiuta a ideare prodotti facilmente riparabili, aggiornabili o smontabili, in modo che i loro materiali possano essere recuperati e reimmessi nel ciclo produttivo.
Come spiega Federico Maria Elli, industrial designer e docente del Politecnico di Milano, durante il percorso formativo “Ecodesign the Future” promosso da EconomiaCircolare.com, Erion WEEE e CDCA, il disassemblaggio corretto è uno step fondamentale: senza una progettazione pensata in questa ottica, è difficile ottenere buone performance ambientali o economiche.
Un corretto disassemblaggio, osserva Elli, non è altro che un corretto assemblaggio al contrario, pensato per facilitare l’accesso ai componenti e ridurre sprechi e difficoltà operative.
Questo approccio, sebbene possa sembrare intuitivo, si rivela estremamente articolato. I suoi principi si applicano a diversi settori, dall’elettronica al tessile, fino all’arredamento e all’architettura, e sono oggi una delle chiavi più efficaci per rendere concreta la transizione verso un modello produttivo circolare.
Applicare il DfD ad accessori e gioielli
Nel mondo degli accessori moda e della gioielleria, il DfD pone sfide specifiche: si tratta spesso di oggetti di piccole dimensioni, composti da leghe, materiali diversi e finiture superficiali difficili da separare.
Rendere questi prodotti smontabili richiede un ripensamento profondo della progettazione: al posto degli accoppiamenti permanenti come incollaggi o saldature, si adottano sistemi reversibili o modulari che permettano manutenzione, riparazione e recupero dei materiali.
La scelta dei materiali diventa centrale: preferire componenti mono-materiale o facilmente separabili consente di ridurre gli scarti e di agevolare il riciclo.
Inoltre, un buon design deve prevedere l’accessibilità ai componenti interni, in modo che ogni elemento possa essere rimosso e sostituito senza compromettere l’integrità del prodotto.
Un altro pilastro del DfD è la tracciabilità dei materiali: l’inserimento di informazioni identificative, certificazioni o codici permette di definire con chiarezza i flussi di recupero e di facilitare la gestione del fine vita.
DfD e modelli circolari: una visione integrata
La vera forza del Design for Disassembly emerge quando viene inserito in un sistema produttivo ispirato ai principi dell’economia circolare. Smontare un prodotto non rappresenta un punto d’arrivo, ma un mezzo per rimettere in circolo materiali, energia e valore, trasformando ciò che era destinato a diventare rifiuto in una nuova risorsa.
In questa prospettiva, il DfD si collega naturalmente al diritto alla riparazione e a una concezione del progetto più accessibile e responsabile, in cui gli utenti possono mantenere, aggiornare e prolungare la vita dei propri oggetti.
Progettare in quest’ottica significa ridurre l’impatto ambientale in tutte le fasi, dalla produzione al trasporto, fino allo smaltimento, e allo stesso tempo generare vantaggi economici e organizzativi per l’intera Filiera.
Un prodotto pensato per essere smontato consente infatti di ottimizzare tempi e costi di assemblaggio e disassemblaggio, migliorando l’efficienza dei processi e favorendo un uso più intelligente e sostenibile delle risorse.
Verso una nuova cultura del progetto
Il Design for Disassembly non è solo una tecnica, ma un cambio di paradigma culturale. Progettare per lo smontaggio significa pensare ai prodotti come organismi dinamici, capaci di evolvere, essere aggiornati e rinascere sotto nuove forme.
Per le imprese della Filiera moda e gioielleria, questo approccio offre vantaggi concreti: riduzione dei costi di fine vita, maggiore trasparenza e reputazione del brand, conformità normativa e, soprattutto, un posizionamento competitivo nel mercato del lusso sostenibile.
L’adozione di pratiche di ecodesign e di Design for Disassembly, inoltre, rafforza il capitale immateriale dell’impresa, trasformando la sostenibilità in un vero e proprio valore strategico.
Il futuro della progettazione passa dunque attraverso prodotti pensati per essere smontati, rigenerati e reimmessi nel ciclo produttivo, secondo i principi degli Smart Sustainable Disassembly Systems.
Per il Consorzio Physis, questo significa accompagnare le imprese verso una Filiera più circolare, trasparente e responsabile, dove l’innovazione è al servizio della rigenerazione e la sostenibilità diventa parte del DNA del progetto.


